#TeLeRacconto: la “leggenda” dei migranti
Sono ormai in molti a sapere che, dallo scorso luglio, 21 migranti sono ospitati in una struttura alberghiera di Palazzolo. E, probabilmente, sono stati già visti in “azione” in questi giorni, per le strade del nostro Comune. In pochi, però, hanno le idee chiare sul percorso di inserimento sociale in cui sono stati coinvolti e sulle modalità attraverso le quali questi ragazzi mettono il loro tempo a disposizione della comunità che li ospita. Lo dimostrano commenti che ho letto e sentito qua e là, dal vivo o sui social network: vere e proprie “leggende metropolitane”, che mi piacerebbe sfatare.
Parlo di “disponibilità” perché i lavori di manutenzione di cui questi ragazzi si stanno facendo carico a Figline e Incisa sono svolti in forma assolutamente gratuita, senza stipendi o contributi, ma come volontari dell’Associazione “Il Giardino” e sotto coordinamento del nostro Ufficio Ambiente. Si tratta del “Progetto Migranti”: un progetto di integrazione, che per il Comune (e per tutta la comunità) rappresenta l’occasione per affrontare a viso aperto un’emergenza (quella dei profughi), in modo propositivo e costruttivo (qui un approfondimento).
Queste 21 persone, a turni, si occuperanno della manutenzione delle panchine e dei cestini dei Giardini Dalla Chiesa, della scartatura e della ritinteggiature di staccionate, giochi e panchine ai giardini di Gaville e del Poggio alla Croce, della ritinteggiatura delle ringhiere del passaggio pedonale del Pian delle Macchie e della pulizia dalle erbacce nella salita che porta al Castello di Incisa.Non sono diventati operai del Comune: sono loro che, volontariamente, ci regalano un servizio. Nessuno di loro è obbligato a farlo, ma si offrono di darci una mano, anziché stare tutto il giorno senza far niente. Proprio loro che, da mesi, sono fermi a Palazzolo, in attesa di uno status giuridico che deciderà le loro sorti e la loro destinazione. La loro condizione di richiedenti asilo (e la normativa vigente in tema di accoglienza), infatti, non gli permette di lavorare. E, nell’attesa, sono diventati volontari a tutti gli effetti delle associazioni di cui fanno parte e proprio come tante migliaia di persone, ogni giorno, mettono a disposizione il loro tempo libero per svolgere servizi utili alla comunità.
Per la città (e spero per tutta la comunità) è un’occasione per costruire un percorso di condivisione e integrazione, affrontando a viso aperto quell’ “emergenza profughi” di cui tanto si sente parlare, che tanto spaventa e da cui nessun Comune può esimersi.
Noi non siamo responsabili della loro permanenza qui, ma con questo progetto cerchiamo di mettere a frutto il tempo che questi ragazzi sarebbero costretti a trascorrere in paese senza fare niente, sul ciglio di una strada a guardare le auto che passano, senza possibilità di impegnarsi in qualcosa. E diamo loro la possibilità di ricambiare, con il loro tempo, l’ospitalità che ricevono in maniera temporanea nel nostro paese, prestando attenzione alla città.
Sono loro stessi a chiederci di poter fare qualcosa per tutti noi.
Ovviamente, come Amministrazione comunale, non ci stiamo preoccupando solo dell’integrazione dei migranti sul nostro territorio. Stiamo affrontando, infatti, anche un altro tipo di emergenza, quella del lavoro. In questo caso il Comune sta predisponendo (o ha già predisposto) alcuni progetti di inclusione e reinserimento sociale come quello del “Baratto sociale”( qui un approfondimento), pensati proprio per quei cittadini che vivono la perdita del lavoro. E’ un grosso problema, ma ce la mettiamo tutta.
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