#TeLeRacconto: La nostra prima (vera) Festa della Toscana
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Il 2015 è stato l’anno di numerose sperimentazioni, soprattutto dal punto di vista culturale. Abbiamo sperimentato, per esempio, nel caso della nuova stagione al Teatro Garibaldi (ne avevo parlato qui ), così come nella messa a punto di una rassegna tematica sulla “Grande Guerra”, che si è conclusa da poco (maggiori info qui ). Tra le più significative di queste attività rientra certamente la Festa della Toscana, che quest’anno è su tre diverse giornate (30 novembre, 4 dicembre e 12 dicembre). Il filo conduttore di queste celebrazioni, come sempre, sono state le riforme leopoldine, attuate dal granduca Pietro Leopoldo sul finire del 1700. Ma la novità è che è stato il primo anno in cui il Comune di Figline e Incisa Valdarno ha realizzato – da quando è unito e grazie alla Presidenza del Consiglio comunale e all’Assessorato alla Cultura – una serie di incontri e di occasioni di riflessione su vari temi civili.
Le celebrazioni sono partite lunedì 30 novembre, quando io e la Presidente del Consiglio comunale Cristina Simoni abbiamo accolto gli studenti delle quarte e delle quinte superiori degli Istituti Vasari e Ficino, per la presentazione del microstudio comunale su “Raffaello Lambruschini”. A permetterci di approfondirlo è stato l’autore Fulvio Conti, che ha portato avanti la discussione insieme alla sociologa Angela Perulli, entrambi docenti dell’Università degli Studi di Firenze. Alla base delle riflessioni, la lettera-articolo di Lambruschini a Vieusseux, direttore dell’ “Antologia”, la rivista mensile fiorentina – promossa dallo stesso Pietro Viesseux, insieme a Gino Capponi – che trattava dei problemi della società del periodo e alla quale collaborarono molti intellettuali del tempo, dal 1821 al 1833. In quella lettera, l’illustre figlinese (d’adozione) si cimentava nel dibattito sulla pubblicità della pena di morte, vale a dire sulla possibilità da parte del pubblico di assistere alle esecuzioni. Come ci ricordano film come “Il marchese del Grillo” (diretto da Mario Monicelli), la morte, intesa come pena spettacolarizzata, portava infatti nelle piazze centinaia di persone.
La prof.ssa Perulli, nel corso della mattinata, ha posto l’accento anche sul concetto di civilizzazione, cercando di far capire come ogni caso sia diverso dall’altro. Basti pensare agli Stati Uniti, dove vige un alto grado di liberalizzazione del porto d’armi e dove, di conseguenza, la violenza è istituzionalizzata.
Un paio di giorni prima della partenza delle celebrazioni a Figline, avevo rappresentato il Comune all’apertura ufficiale della Festa della Toscana, alla Pergola di Firenze. Ero seduto in una delle poltrone di quel teatro, tra studenti, costituzionalisti e rappresentanti delle Istituzioni regionali e nazionali. Una bella emozione, che mi ha fatto sentire veramente parte di un gruppo di persone che, insieme, lavora per realizzare iniziative culturali che contribuiscano alla nostra crescita umana.
Il nostro calendario della Festa della Toscana, infatti, è incentrato sul tema della pena di morte, ma non è il solo trattato nei vari appuntamenti. Con lo spettacolo del 4 dicembre al Teatro Garibaldi, per esempio, si è parlato anche di problematiche sociali e di come è possibile affrontarli: dal trattamento dei carcerati alla cannabis terapeutica, fino all’assistenza sessuale ai portatori di handicap. Temi attuali quanto quello della pena di morte e che, oggi più che mai, offrono la possibilità di riflettere insieme e stare al passo con il mondo, magari mantenendo quell’indole riformatrice e progressista che già ci animava all’epoca di Pietro Leopoldo. L’ultimo appuntamento della (nostra) Festa della Toscana è fissato per il 12 dicembre, a Casa Petrarca. Per saperne di più potete cliccare qui o qui .
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