#TeLeRacconto: disagio giovanile e inclusione sociale

Quando si parla di disagio giovanile si tocca un tema complesso, ampio e spesso difficile da trattare. Viviamo in una società sclerotizzata, in cui il tempo è denaro, il lavoro lascia troppo poco spazio per coltivare il rapporto genitore-figli e, in generale, per approfondire la conoscenza delle nuove generazioni. Gli adulti sono sempre di corsa mentre gli adolescenti sono lasciati a se stessi, in questo mondo fatto di stimoli continui, di flussi informativi e di messaggi più o meno devianti, senza che abbiano una guida o un punto di riferimento che li aiuti ad orientarsi nei loro percorsi di sviluppo personale. E così, spesso, ci troviamo davanti a giovani uomini e donne che hanno bruciato alcune tappe di vita troppo velocemente, ma che non hanno ancora la maturità per affrontarne altre. Ma come si fa ad approcciarsi ad un tema (e ad un territorio) così complesso? Avviare un dialogo con le strutture che accolgono i ragazzi nel tempo libero può essere un buon inizio. Ma non solo. Occorre sedersi ad un tavolo, accogliere proposte, condividere idee e obiettivi con tutte le istituzioni educative del nostro territorio, famiglie incluse, che impegnano il tempo dei nostri ragazzi e contribuiscono alla loro crescita. Un primo passo verso il dialogo lo abbiamo fatto lo scorso 19 giugno con l’incontro “Trainspotting. I giovani oggi: analisi, riflessioni e proposte”, che abbiamo organizzato a Figline assieme all’associazione 27 Luglio. È stata un’occasione per discutere (con l’aiuto di psicologi, psicanalisti e altri esperti) di come prevenire i comportamenti a rischio più comuni nell’età adolescenziale, legati all’abuso di alcol, all’utilizzo di droghe e al tabagismo, ma anche per parlare delle nuove problematiche che i giovani affrontano oggi, nella nostra società che è diventata fortemente esclusiva.
Nel corso di quell’ incontro siamo arrivati alla conclusione che il momento della giornata in cui si perde maggiormente il controllo dei ragazzi è il tempo libero: un tempo oscuro, in cui è difficile sapere cosa fanno e come si organizzano. Il punto è che il tempo libero è estremamente importante per la costruzione identitaria. Ma lo sono anche le scuole che, dai primi passi fino all’obbligo scolastico, guidano i nostri ragazzi. È da questo ragionamento che bisogna partire, per evitare che si verifichino casi di esclusione.
Da una parte, quindi, bisogna supportare la scuola e fissare l’attenzione sulle casistiche d’emergenza sottoposte dagli insegnanti. Dall’altra pensiamo di progettare una rete di risorse umane qualificate a supportare le nuove esigenze: integrazione culturale, handicap, difficoltà sociali. Il primo passo sarà quello di aprire un dibattito con tutte le associazioni del territorio per sensibilizzare circa il loro ruolo all’interno della comunità, destinando risorse apposite per la formazione degli operatori. Meno competizione e più inclusione. Ovviamente al centro il tema della solidarietà. Ma questo è solo l’inizio.

Assessore a Cultura, Istruzione e Sport 12 article(s)
Mattia è nato il 05/06/1988 a Figline Valdarno. E’ laureato in Scienze del Lavoro all’Università di Firenze, dopo aver fatto l’operaio ha svolto ricerche sull’occupazione e l’istruzione in Toscana. Sta proseguendo gli studi in Sociologia e Ricerca Sociale, alternandoli con il servizio civile presso l’Istituto Gramsci Toscano. Dalla fine del 2013 è Segretario del circolo Pd Matassino, la località dove abita da sempre. Si interessa di cinema, ha fondato un cineclub e conduce un programma radiofonico su Radiovaldarno, parlando di lavoro, welfare e buona musica. Ama leggere, in special modo autori nordici, Jean Paul Sartre, Leonardo Sciascia e Hunter S. Thompson. Le sue deleghe: Istruzione e Formazione; Cultura, Sport, Politiche giovanili, Pari opportunità, Gemellaggi.