#TeLeRacconto: per un (Eco)mondo più green

Sono stato a Rimini giovedì scorso, alla 19° edizione di “Ecomondo”: una delle più importanti fiere internazionali sulla green economy. E’ lì che le aziende che operano nel settore ambientale si incontrano, si mettono in mostra, si studiano e stringono accordi commerciali. Si discute di green economy, appunto, ma anche di come gestire e valorizzare (e imparare a riutilizzare) rifiuti, acqua e materie prime.

Ci sono andato da Amministratore comunale, ma anche da appassionato del tema, da cittadino, da studente dell’Ingegneria applicata alle energie. Ci ho trovato di tutto: dai più efficienti sistemi di smaltimento rifiuti ai più avanzati prototipi per una vita “sostenibile”, che trovano i loro fondamenti nell’ “economia circolare”. Un modello economico che si sta consolidando negli anni, sia a livello teorico sia a livello applicativo, per affiancare (o per sostituire?) quello lineare. Ma qual è la differenza tra queste due teorie economiche?

Nell’economia lineare (che è il caso tradizionale che abbiamo imparato a conoscere e a vivere nel secolo scorso) si parte dalla materia prima e si arriva al rifiuto, destinato a rimanere tale. E’ negli anni ’30, infatti, che nasce il concetto di “obsolescenza programmata”: ogni prodotto, non solo quelli del ramo alimentare, avrebbe dovuto avere una scadenza, in modo tale da stimolare i consumi e quindi accelerare l’uscita degli Stati Uniti dalla Grande Depressione. A distanza di 80 anni se ne continua a parlare, in seno a teorie complottiste per cui le grandi aziende “programmano” un fine vita dei prodotti per spingere il cliente ad acquistarne la nuova versione. Sul banco (virtuale) degli imputati ci sono le grandi firme della moda (che rendono obsoleto un abito solo perché c’è la nuova collezione) o i più importanti marchi di tecnologia che, aggiornando continuamente i sistemi operativi, appesantiscono (e non di poco) i vecchi dispositivi, tanto che il cliente è decisamente instradato a sostituirlo con uno nuovo.

L’economia circolare, invece, vuole interrompere questo meccanismo. In un mondo globalizzato, caratterizzato da economie emergenti e milioni di nuovi consumatori, la teoria “usa e getta” non è più sostenibile. Bisogna trarre il massimo dalle nostre risorse, reinserendole nel ciclo produttivo, anziché destinarle alla discarica.
E la filosofia che regola la realizzazione di un “prodotto circolare” abbraccia tutta la filiera. Fin dall’idea che sta dietro alla sua realizzazione, si pensa a cosa sarà di quell’oggetto una volta che la sua vita sarà terminata. Ci si chiede come potrà essere riutilizzato per intero o come potranno essere riutilizzate le sue singole parti.

E’ chiaro che si tratta di un cambio di paradigma forte, di un modo di guardare al mondo completamente diverso, di una ricaduta economica non trascurabile. Perché possa diventare un modello realizzabile, dovrà innanzitutto essere conveniente oltre che “spendibile” sul piano del marketing commerciale.

Ho ascoltato qualche dibattito, ho scambiato idee con chi era con me. E, nell’ascoltare tutte quelle voci e quegli input, la domanda che sorge spontanea è “Io cosa posso fare?”
Sicuramente iniziare a parlarne (e fare la raccolta differenziata) aiuta la diffusione di una nuova mentalità e di un nuovo modo di fare.
Cambiare si può: iniziando magari dai più semplici gesti quotidiani. Nei giorni di Autumnia, per esempio, abbiamo dimostrato come certi oggetti possano essere di per sé riutilizzabili anche per creare un’opera d’arte. Fare la raccolta differenziata contribuisce a rendere sostenibile il nostro livello di qualità della vita, di consumi e di rifiuti prodotti (anche se a volte assistiamo a delle derive assurde per cui al supermercato puoi trovare addirittura un mandarino sbucciato, contenuto in una vaschetta di polistirolo e coperto da carta pellicola!)
A casa per molti è noioso, quasi un impiccio. “Perché non facciamo come una volta? Tutto in un bidone e via..”, si chiede qualcuno. La risposta è semplice: perché quella frase finiva “e via..in discarica”.
Ma pensiamoci bene: oltre all’impatto ambientale, chi la vorrebbe sotto casa? Appunto, nessuno.
Per sensibilizzare al tema e permettere a tutti di conoscere il “viaggio” che, giorno per giorno, fanno i nostri rifiuti, stiamo organizzando anche degli Open Day nei centri di raccolta del Burchio e dello Stecco. Faremo vedere a grandi e piccini come vengono classificati i rifiuti e dove vanno, ricorderemo che ogni cittadino può svuotare la propria cantina o cambiare il materasso o il televisore di casa portandolo lì, senza abbandonare tutto lungo gli argini dell’Arno, come purtroppo (sempre più spesso) succede.

Assessore all'Ambiente e alla Promozione del territorio 7 article(s)
Nato a Montevarchi l’11 settembre 1987. Laureato in Ingegneria gestionale, sta completando il suo percorso di studi specializzandosi in Ingegneria energetica. Dal 2010 al 2011 è stato Segretario dei Giovani Democratici del Valdarno, mentre dal marzo 2013 al marzo 2015 lo è dell’intera area metropolitana di Firenze. Dal 2012 al 2013 è stato Assessore nella Giunta incisana di Fabrizio Giovannoni, con deleghe a Politiche giovanili, Ambiente, Politiche energetiche. Le sue deleghe: Attività Produttive e Commercio, Turismo, Promozione territorio, Agricoltura, Caccia e Pesca, Centri storici, Ambiente, Politiche energetiche e Gestione dei rifiuti, Trasporti e mobilità, Innovazione tecnologica.